Dutta Anirudha Capital Group

Capital Group: Aggiornamento macro – i sempre maggiori rischi per il dividendo demografico indiano

Capital Group : Comprendere il dibattito in corso sul dividendo demografico indiano è semplice: l’India ha recentemente preso il posto della Cina come Paese più popoloso al mondo e, nei prossimi 20-25 anni, si appresta a fornire il maggior contributo alla coorte di popolazione in età da lavoro a livello globale.

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A cura di Anirudha Dutta, Analista macroeconomico di Capital Group


Le stime indicano che gli individui indiani in età da lavoro aumenteranno di 63 milioni entro il 2030 e di 128 milioni entro il 2040.

Al momento il 43% della popolazione ha meno di 25 anni e l’età mediana è pari a poco meno di 29 anni, mentre stando alle previsioni entro il 2040 la popolazione in età da lavoro dovrebbe raggiungere quota 1,1 miliardi (equivalenti al 69% del totale)[1]. Ad aumentare dovrebbe essere anche il PIL pro capite, destinato a raddoppiare nel prossimo decennio fino a raggiungere i 5000 dollari[2] e rappresentando un importante fattore di traino per i consumi con una crescita della spesa in beni voluttuari verosimilmente più rapida di quella in beni di base.

Creare posti di lavoro di qualità è però una sfida per il Paese, così come attrarre giovani verso il settore manifatturiero senza un “reset” dei salari. Con il 69% della popolazione indiana in età da lavoro (entro il 2040) e il 46% dei lavoratori impegnati nel settore agricolo,[3] che rappresenta il 17% del PIL, l’India è nella classica fase di dividendo demografico in cui i lavoratori si spostano dalle aree rurali a quelle urbane, passando a posti di lavoro nel settore secondario e in quello terziario, e la produttività aumenta, e benché i redditi delle famiglie siano in crescita l’incremento delle retribuzioni è modesto data l’ampia offerta di manodopera a basso costo.

Sebbene la quota dei lavoratori impegnati nel settore agricolo sia scesa dal 60% del 1999-2000 al 49% del 2011-2012, la porzione di quelli impiegati nel settore manifatturiero è passata solo dal 10 al 13% ed è stagnante. Per raggiungere l’obiettivo del punto di svolta di Lewis[4] entro i prossimi 15 anni, l’India dovrà creare ogni anno altri 16 milioni di posti di lavoro caratterizzati da crescenti livelli di produttività[5].

Benché l’India abbia creato 169 milioni di nuovi posti di lavoro tra il 2018 e il 2024, il 78% riguarda agricoltura (52%), edilizia (13%) e commercio, hotel e ristoranti (13%). Il 75% dei nuovi lavoratori, inoltre, è autonomo, mentre un altro 6% svolge lavori occasionali[6]. 

Nonostante la stagnazione in ambito manifatturiero, tuttavia, nel settore ci sono segnali positivi. La pandemia e gli sviluppi geopolitici degli ultimi anni fanno presagire una crescita del settore manifatturiero indiano di pari passo con il tentativo di rendere più resilienti le supply chain a livello globale, malgrado la transizione in corso verso deglobalizzazione e reshoring. Sebbene appaia improbabile che l’India riesca a replicare il successo in questo senso delle “tigri asiatiche”, come Taiwan, ravvisiamo segni dell’inizio dello sviluppo di un ecosistema manifatturiero di fascia bassa, incluso l’assemblaggio di dispositivi mobili. 

Allo stesso tempo il tasso di fertilità del Paese sembra scendere più rapidamente di quello di altre parti del mondo in fasi simili di sviluppo e prosperità; a parte un ristretto numero di Stati di grandi dimensioni, si stima che nella maggior parte degli Stati indiani il tasso di fertilità sia inferiore alla soglia di sostituzione di 2,1[7]. Nei prossimi due decenni l’India si appresta inoltre a divenire il Paese con la più ampia coorte di popolazione anziana al mondo, con gli individui di età superiore a 65 anni in crescita da 104 milioni (corrispondenti al 7% della popolazione totale) nel 2024 a 247 milioni entro il 2050 (15%). Nello stesso periodo il numero di bambini (0-14 anni) dovrebbe ridursi da 357 milioni (25% della popolazione totale) a poco meno di 300 milioni (18%)[8].

La crescita della popolazione indiana, in altre parole, ha già raggiunto il proprio picco. Nel 2021 la popolazione è aumentata di 20 milioni di individui, mentre nel 2023 l’incremento è sceso a 12,7 milioni. Secondo le previsioni del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, a partire dal 2045 la quota della popolazione totale indiana in età da lavoro inizierà a diminuire. 

Se l’India non riuscirà a offrire posti di lavoro ben retribuiti ai propri giovani e a consentire loro di realizzare le proprie ambizioni quello di disordini sociali potrebbe divenire un rischio reale, mentre il dividendo demografico può tranquillamente trasformarsi in un incubo. Ci sono poi anche altre sfide, come deglobalizzazione, reshoring, cambiamento climatico, progressi tecnologici, IA e innovazione, nonché criticità interne come il divario tra nord e sud e scarsi risultati in fatto di istruzione, competenze e sanità. Nessuna di queste, di per sé, è in grado di far deragliare lo sviluppo indiano, ma può di sicuro intaccarlo.


1 Fonte: previsioni del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, Capital Group.

2 Fonte: rilevazione ICE 360, Capital Group. 

3 Fonte: Periodic labour force survey (PLFS), Kotak Institutional Equities.

4 Per “punto di svolta di Lewis”, nella teoria dello sviluppo economico, si intende il momento in cui la forza lavoro in eccesso di un Paese si sposta dal settore agricolo a quello manifatturiero.

5 Fonte: Institute for Human Development, India Employment Report 2016.

6 Fonte: India Employment Report 2024, Organizzazione internazionale del lavoro.

7 Fonte: Nazioni Unite, World Population Prospects (2024).

8 Fonte: previsioni del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, Capital Group.

Fonte: InvestmentWorld.it


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