Intesa Sanpaolo – Le indagini IFO di ottobre mostrano un aumento sia dell’indice sulla situazione corrente, dopo sei mesi di cali, che delle aspettative.
Intesa SanPaolo
Clemens Fuest – Presidente ifo
Lo spaccato settoriale offre timidi segnali di stabilizzazione per l’industria che però rimarrà debole nei prossimi mesi. Nel complesso, le indagini di fiducia IFO e PMI sono coerenti con una crescita marginale dell’attività economica a fine anno dopo la contrazione stimata per il 3° trimestre.
L’indice IFO è cresciuto di oltre un punto in ottobre, a 86,9 da 85,8 (rivisto da 85,7); il dato è ancora una volta superiore alle attese di consenso (85,9). Il miglioramento ha riguardato sia l’indice della situazione corrente, salito a 89,2 da 85,7 precedente dopo sei cali consecutivi, che, in maggior misura, le aspettative, aumentate a 84,7 da 83,1 (rivisto da 82,9). I dati risulterebbero compatibili con una crescita anemica del PIL, stimiamo intorno a +0,1% t/t, nel trimestre autunnale. Nel complesso, il secondo aumento consecutivo delle aspettative sembrerebbe rafforzare la nostra previsione di un PIL in territorio lievemente positivo nei trimestri a cavallo d’anno; di contro, lo stazionamento degli indici su livelli ancora bassi evidenzia che i rischi restano orientati verso il basso.
Lo spaccato settoriale conferma un quadro ancora incerto. Il clima di fiducia è migliorato lievemente nel manifatturiero, confermando i timidi segnali di stabilizzazione emersi dalle indagini PMI di ieri, e nei servizi, ma i rispettivi indici restano su livelli ancora recessivi. Il morale cala ancora nel commercio, sintomo di una ripresa dei consumi che tarda ad arrivare; infine, si conferma la forte crisi delle costruzioni, il cui sentiment è sceso sui minimi visti durante la recessione del 2009.
Lunedì, da un’indagine condotta sempre dall’Istituto IFO è emerso che, in settembre, il 29,2% delle aziende con trattative di prestiti in corso ha segnalato restrizioni da parte delle banche; a giugno la percentuale era stata solamente del 21,3%. Ciò confermerebbe lo stato di profonda debolezza dell’economia tedesca: se una nuova contrazione del PIL nei trimestri a cavallo d’anno dovrebbe essere evitata, una vera e propria ripresa potrebbe arrivare solo a partire dai mesi primaverili.
Fonte: InvestmentWorld.it
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