J.P. Morgan AM Bond Bulletin : Alla luce delle continue turbolenze provocate dalla politica dei dazi dell’amministrazione statunitense, gli investitori guardano alle obbligazioni europee, comprese quelle emesse da Paesi dell’Europa centro-orientale.
A cura del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management
Il Bond Bulletin di questa settimana esamina le opportunità d’investimento nel debito in valuta locale dei Mercati Emergenti europei.
Fondamentali
Le Banche Centrali dei Mercati Emergenti hanno reagito con rapidità e determinazione nel 2022 quando, sulla scia dei programmi di stimolo post-pandemia e di un forte rincaro delle materie prime, l’inflazione registrò una brusca impennata. Nei tre Paesi dell’Europa Centro Orientale, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, l’inflazione annualizzata è rallentata, assestandosi rispettivamente al 4,2%, 4,5% e 2,7%. Oggi i dazi potrebbero generare ulteriori pressioni disinflazionistiche in due modi. In primis i prezzi del petrolio sono destinati a registrare il maggiore calo mensile dal 2021 e, secondo, gli investitori hanno voltato le spalle agli attivi statunitensi in favore di quelli europei, facendo apprezzare sensibilmente l’Euro nei confronti del biglietto verde e andando così a sostenere le valute dei Paesi periferici europei. I prezzi del petrolio in valuta locale nei 3 Paesi sono diminuiti di oltre il 30% rispetto a un anno fa, seguiti dai prezzi della benzina alla pompa. Per evidenziare il miglioramento dei fondamentali nell’Europa centro-orientale, prendiamo il caso della Polonia dove il rallentamento ha riguardato anche i prezzi dei beni alimentari e gli incrementi salariali, mentre le stime di consenso prevedono che nel secondo semestre del 2025 l’inflazione si attesti al 3%, all’interno quindi dell’intervallo target fissato dalla Banca Nazionale Polacca. Dalla sua elezione come primo ministro, Donald Tusk ha migliorato le relazioni con l’Unione Europea e ha accelerato l’arrivo in Polonia di fondi europei destinati a finanziare progetti di modernizzazione e a rafforzare le riserve valutarie del Paese. Sebbene la posizione fiscale sia meno attraente, la Polonia dovrebbe registrare un disavanzo del 6,3% nel 2025, il Paese spende già il 4,5% del PIL per la difesa, il che lo mette in qualche modo al riparo da sostanziali cambiamenti nelle politiche di bilancio richiesti ad altri membri dell’Eurozona.
Valutazioni quantitative
A nostro avviso, le Banche Centrali dei Mercati Emergenti hanno fatto bene a muoversi con cautela e a limitare la portata dei tagli dei tassi d’interesse visto che, negli ultimi mesi, l’inflazione è rimasta appena al di sopra degli obiettivi fissati dalle Banche Centrali. I rendimenti reali dei titoli di Stato decennali in valuta locale di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca continuano ad essere a livelli massimi da quasi un decennio e offrono potenzialmente un punto d’ingresso interessante su emittenti ad alta qualità dove si sta per registrare un nuovo calo dell’inflazione. Nel caso della Polonia, che ha un merito creditizio A, a fine aprile la scadenza decennale offriva un rendimento reale dell’1,21%. Alla luce delle forti pressioni disinflazionistiche previste, la Banca Nazionale Polacca è pronta a riprendere la politica espansiva a maggio, dopo una pausa prolungata, e potrebbe verosimilmente ridurre i tassi dello 0,50% dall’attuale 5,75%. Lo scorso gennaio la Banca Centrale aveva annunciato che non ci sarebbero state misure monetarie espansive fino al 2026, ma ha successivamente rivisto le sue previsioni segnalando tagli complessivi per 200 punti base (pb). Il mercato degli swap ha scontato un tasso d’interesse terminale del 3,50%, segno che nel complesso il costo del denaro si ridurrà di 225 pb, mentre finora il mercato obbligazionario ha reagito con maggiore lentezza impegnato a fronteggiare un periodo di offerta elevata. A nostro avviso, il rendimento del 5,20% offerto dal titolo decennale polacco (al 30 aprile 2025) non rispecchia pienamente i tagli dei tassi previsti.
Fattori tecnici
Negli ultimi anni un tema ricorrente nel debito dei Mercati Emergenti è stato che gli acquirenti offshore rimanessero significativamente sotto-investiti in obbligazioni denominate in valuta locale. In effetti, tra il 2021 e il 2024, gli investitori esteri hanno effettuato in media, ogni anno, vendite nette di fondi dedicati ai Mercati Emergenti in valuta locale per 4,7 miliardi di dollari. Tale tendenza tuttavia si è invertita a marzo 2025, con sottoscrizioni nette superiori a 600 milioni di dollari statunitensi. In prospettiva, le condizioni nei 3 Paesi sono tali da consentire alla domanda di obbligazioni emergenti di raggiungere livelli positivi, spingendo i prezzi al rialzo. Nel 2025, si prevede che il livello di emissioni in Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca eguagli quello del 2024. Poiché le implicazioni della politica statunitense sui dazi ricadranno sui mercati, è probabile che gli investitori continuino a diversificare, guardando oltre gli attivi statunitensi. Una maggiore fiducia nei confronti dell’obbligazionario europeo e buoni rating creditizi offerti, potrebbero fungere da catalizzatori aggiuntivi per ulteriori afflussi di debito in valuta locale.
Cosa significa per gli investitori obbligazionari?
Il contesto geopolitico è in continuo divenire e le persistenti incertezze sulle politiche dei dazi degli Stati Uniti rischiano di avere conseguenze negative di lunga durata sulle condizioni economiche globali. Allo stato delle cose, la domanda di energia dovrebbe continuare a essere debole, mentre l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) ha annunciato di voler aumentare l’offerta, attenuando il rischio di rincari. Nel complesso, i rischi di inflazione puntano ancora al ribasso, lasciando spazio sufficiente alle pressioni disinflazionistiche per prendere piede in Europa centro orientale. Sebbene i rendimenti reali siano elevati in ciascuno dei 3 Paesi, siamo convinti che al momento la Polonia offra le migliori opportunità.
Fonte: InvestmentWorld.it
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